La potenza del CAD 3D è nota, ma non è chiaro quale sia l’utilizzo più proficuo del 2D. Non è realistico pensare di abbandonare completamente il 2D perché esso si dimostra ancora valido per la creazione di schemi e layout, senza preoccuparsi delle funzione parametriche che vengono “tagliate”.
Nella realizzazione di layout, in cui è richiesta, nonché consigliata, la schematizzazione dei componenti o di macchine per dare al cliente un idea del progetto, senza andare volutamente nei particolari, il 2D dà libero sfogo al disegnatore che può rappresentare ciò che propone in maniera veloce, magari adattando allo schizzo della planimetria fornito dal cliente, normalmente fornito in PDF o DXF.
Anche la creazione di schemi pneumatici o elettrici, oppure nel piping, senza affrontare spese di software dedicati può sfruttare la semplicità del 2D, il classico “Autocad” che tutti conosciamo.
Come esperienza personale, da progettista senior e titolare di uno studio, essendo stato tra i primi in Veneto ad usare il CAD che a quel tempo era “Autocad” (sviluppato nella versione per pc nel 1982), passare dal tecnigrafo al pc era un sogno che si realizzava.
La mia passione mi ha portato a voler contribuire negli anni allo sviluppo del programma, creando macro in Lisp (List Processor) per agevolare e velocizzare le operazioni, collaborando indirettamente con Autodesk. Per anni ho insegnato Autocad e ho lavorato con il primo 3D sempre della stessa casa che girava su un “286”… un disastro; per rendere l’idea, per un disegno di una struttura, anche non complessa, quando con il puntatore si compieva un rotazione del solido, il pc impiegava anche 4 -5 ore per la rigenerazione, per togliere le cosiddette linee nascoste.
Negli anni ho lavorato con altri software 2D (ME10, Drawbase..), poi con U.G. Solution, il padre di SolidEdge, con Co Create della Hp, Solid-design (ancora non parametrico) e poi PTC CREO e via via Inventor, SolidEdge, Solidworks.
Molte aziende posseggono ancora tutti i disegni, o parte delle loro macchine, in formato cartaceo, eliocopie, lucidi, oppure in formato CAD 2D come DXF o DWG.
Una della difficoltà maggiori risiede nella modalità di adozione e integrazione del 2D nel processo di progettazione 3D. La modellazione 3D offre vantaggi significativi in termini di produttività, sicuramente da eseguire con una pianificazione della progettazione, non senza ostacoli alla sua adozione.
La maggior parte delle aziende si rende conto della necessità di passare al 3D, ma non intende rinunciare alle competenze acquisite e al patrimonio di dati di cui dispone in 2D. In mancanza della possibilità di sfruttare questi nel 3D, gli utenti si trovano ad affrontare una sfida, con il tempo comunque sempre più facile da vincere, con l’apporto di comandi intuitivi, auto-apprendimento e potenza disponibile.
Alcuni venditori di software 3D, usano l’aggancio del 2D al 3D con programmi che facilitano tale operazione, niente di più errato!
Dalla mia esperienza non ritengo importante disporre di un sistema unificato che offra l’accesso al 3D e l’utilizzo del 2D. La maggior parte delle organizzazioni affianca il 2D al 3D durante la fase di transizione, ma non è la strada giusta, se non per chi vende il prodotto e vuole sfruttare la “paura” del nuovo utente per vendere il proprio prodotto.
In buona sostanza l’architettura dei 3D, progettati con la filosofia di conglobare comandi e funzioni del 2D nella costruzione del 3D, ha dato una pesantezza paurosa del software, cosa che non si è avuta nei CAD nati 3D e concepiti “senza vincoli” , con un nuovo approccio molto intuitivo.
Il successo di software come Solidworks è dovuto alla “leggerezza” e facilità d’uso che permetteva ad un utente che non aveva mai disegnato con un 2D di imparare con poche ore un potente 3D che dava un solido parametrico. L’architettura leggera, il nuovo sistema di tirare linee senza vincoli dava al disegnatore un nuovo concetto di disegnare, aperto anche ai non esperti.
La conversione professionale eseguita dallo studio non si limita alla interpretazione dei file o cartacei del cliente disponibili ma fornisce dei solidi e relative messe in tavola parametriche con l’aggiunta del materiale con le sue caratteristiche come la proprietà di massa, il baricentro, immagine in pdf.
Oltre a questo vendono corrette le dimensioni errate o “modificate” dei 2D, molte volte forzate.
In pratica nei disegni 2D, in special modo in quelle tavole eseguite da personale non preparato o privo di regole di base, quando si doveva fare una modifica, ad esempio di una lunghezza di un pezzo, essa avveniva forzando il testo della quota senza rispettare la scala 1:1 e quindi modificando il vettoriale.
Questo sistema sbagliato ha prodotto per anni parecchi danni, in special modo quando il DWG o DXF veniva esportato nei primi pantografi per il taglio, il profilo esportato e convertito in percorso di taglio non “leggeva le quote” ma seguiva le coordinate del vettoriale, errore compreso.
Un buon 3D di un componente singolo ha delle regole basilari per essere introdotto facilmente in assieme.
L’ottenimento di un solido può essere eseguito in tanti modi, anche velocissimi, ma per essere poi assemblato deve avere delle caratteristiche che permettano agevolmente di essere accoppiato e movimentato con rapidità ecco perché è sempre consigliabile fare eseguir questa conversione apparentemente semplice a degli esperti.